Accordo DPC-CAMILab 2015

L'Accordo stipulato in data 29/12/2015 tra il Dipartimento di Protezione Civile e il CAMILab prevedeva le seguenti attività:

  1. Scenari di evento.
  2. Scenari di rischio.
  3. Cataloghi di evento.
  4. Assistenza tecnico scientifica.

L’attività 1 ha avuto l’obiettivo di individuare i criteri che concorrono alla definizione di uno scenario di evento alluvionale o franoso, definendo una proposta metodologica per identificare e classificare, in maniera univoca, i possibili eventi. In particolare sono stati identificati alcuni scenari tipici di evento (STE), è stata realizzata una carta degli scenari di evento per un caso di studio in cui sono riportate le aree interessate, i punti di esondazione, le direttrici lungo le quali è prevedibile che si possa sviluppare l’inondazione, l’intensità del fenomeno e le altre informazioni utili a descrivere le caratteristiche essenziali. Come “caso di studio” si è considerata l’asta terminale del Fiume Esaro, un piccolo bacino della provincia di Crotone, assumendo come evento di riferimento quello che ha colpito la città di Crotone il 14 ottobre 1996.

Nell’ambito dell’attività 2 è stata condotta una prima analisi delle principali procedure esistenti in letteratura per la valutazione quantitativa del rischio. È stata poi sviluppata una procedura denominata EVIL (Evaluation of Vulnerability to Inundations and Lanslides), basata sulla individuazione degli elementi essenziali e dei singoli fattori che concorrono alla valutazione della vulnerabilità individuale, quali, ad esempio, caratteristiche dell’evento, possibilità di rifugio, caratteristiche personali, etc. La procedura proposta è stata applicata al caso di studio dell’asta terminale del Fiume Esaro, realizzando le carte della vulnerabilità e del rischio.  

L’attività 3 ha riguardato la predisposizione di linee guida per la classificazione degli scenari e la creazione di un catalogo degli scenari di evento e di un catalogo degli scenari di rischio, riguardanti gli eventi idrogeologici occorsi in Italia tra il periodo 2006-2016. L’analisi svolta su tali eventi ha consentito di individuare, per frane e inondazioni, gli scenari di rischio che “tipicamente” sono dannosi per le persone (STIRP). La catalogazione degli eventi è stata effettuata secondo un duplice criterio: seguendo lo schema delle Indicazioni Operative (IO) del 10 febbraio 2016 e utilizzando le tipologie di scenari tipici di evento (STE). La catalogazione degli scenari di rischio è stata realizzata secondo gli scenari tipici di rischio per le persone (STIRP).

L’attività 4 ha riguardato la partecipazione del CAMILab alla gestione della fase di emergenza e di post emergenza per eventi di frana e/o di inondazione nonché la predisposizione di un’idea progettuale per la realizzazione di una rete di centri di documentazione per le catastrofi idrogeologiche. In particolare sono stati svilupparti report tecnici in cui sono descritte le attività svolte dal CAMILab nel corso dell’emergenza della Locride del 30 ottobre - 2 novembre 2015 e della città di Messina di novembre 2015. Inoltre, è stata predisposta un’idea progettuale per realizzare il Centro di Documentazione di Sarno come ricordo permanente della catastrofe del 5 maggio 1998.

 

Documenti allegati
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Il documento descrive gli eventi occorsi in Italia periodo 2006-2016. Per ognuno di essi è riportata la descrizione dell’evento e delle circostanze che hanno causato danni e vittime; il tutto corredato da apposita documentazione fotografica.

I risultati dello studio permettono di individuare le principali modalità e cause di coinvolgimento delle persone e consentono di individuare i luoghi maggiormente esposti al rischio e gli scenari più pericolosi, identificando in tutti i casi le vittime, i feriti e i sopravvissuti e, ove possibile, le cause dei decessi. L’analisi ha consentito di individuare, per frane e inondazioni, gli scenari di rischio che “tipicamente” sono dannosi per le persone (STIRP).

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In questa relazione viene sintetizzata, anche con l’ausilio di schemi esplicativi, la normativa di riferimento da utilizzare per la redazione del PGRA. In particolar modo vengono descritti gli aspetti essenziali della Direttiva Alluvioni e dei decreti legislativi n.156 del 2006 e n.49 del 2010. Definito il quadro normativo di riferimento, si riporta la filiera di elaborati di cui si compone il PGRA dei Distretti dell’Appennino Settentrionale e Meridionale. In particolare, sono studiati e schematizzati le parti del piano relative alla UoM Arno, Toscana Nord e Liguria, nonché le parti B redatte dalle regioni Toscana e Liguria, mentre le regioni del sud studiate con maggior dettaglio sono la Puglia, la Calabria e la Basilicata.

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Il rapporto fornisce in linea teorica uno schema logico dei fattori che concorrono alla definizione di uno scenario di evento alluvionale o franoso e una proposta metodologica che consenta di identificare e classificare, in maniera univoca, gli eventi individuando alcuni scenari tipici (STE). Inoltre, viene riportata una descrizione delle caratteristiche e delle informazioni principali che devono essere contenute all’interno della carta degli scenari di evento.

 

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Il rapporto è dedicato alla individuazione di criteri metodologici per la individuazione quantitativa degli scenari di rischio, considerando le persone come unico elemento a rischio. In particolare, attraverso un’ampia analisi della bibliografia esistente, sono individuati i principali fattori che concorrono a determinare la vulnerabilità delle persone, e i metodi utilizzati per effettuare una loro valutazione quantitativa.

Sulla base dell’indagine sviluppata, viene proposta una procedura originale denominata EVIL (Evaluation of Vulnerability to Inundations and Lanslides).

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In questo documento sono analizzati alcuni metodi proposti in letteratura per la definizione del rischio derivante da fenomeni alluvionali e franosi, corredati da esempi di applicazione.

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Il documento propone una catalogazione degli scenari di evento e degli scenari di rischio, sulla base degli eventi analizzati nel rapporto I “Scenari di rischio osservati in Italia nel periodo 2006 –2016”, secondo lo schema delle Indicazioni Operative (IO) del 10 febbraio 2016.

Sono stati considerati sia gli scenari di evento che gli effetti e i danni verificatisi, in ragione della compattezza della tabella delle IO, che associa ciascun codice colore alla descrizione sia dei possibili scenari sia degli effetti e danni attesi. Questo approccio ha, peraltro, consentito di verificare, caso per caso, le congruenze tra quanto accaduto, in termini di combinazioni evento-danni, e quanto previsto dalla tabella delle IO.

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Il documento propone una catalogazione degli scenari di evento, sulla base degli eventi analizzati nel rapporto I: “Scenari di rischio osservati in Italia nel periodo 2006 –2016”, secondo le 9 tipologie di scenari tipici di evento (STE) individuate nel rapporto III “Criteri e metodi per la tipizzazione degli scenari di evento”.

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Questo rapporto contiene la catalogazione degli eventi relativi al periodo 2006-2016, censiti e riportati nel prodotto I “Scenari di rischio osservati in Italia nel periodo 2006-2016”, secondo gli scenari tipici di rischio per le persone (STIRP), descritti nel suddetto prodotto.

Il documento contiene, per ciascuno degli eventi censiti, una scheda di catalogazione.

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Questa relazione sviluppa un’ipotesi di procedura per associare alle caratteristiche della forzante pluviometrica lo scenario (o gli scenari) di rischio più probabili e per collegare quest’ultimo ai conseguenti scenari di rischio per le persone. In particolare, sono stati considerati gli scenari di evento tipici (STE) descritti nel prodotto III; a ciascuno STE è stata associata una forzante pluviometrica plausibile.

Successivamente si sono considerati gli STIRP (Scenari tipici di rischio per le persone) identificati nel prodotto VII, individuando per ogni STE gli STIRP che ne sono derivati, utilizzando a tal fine gli eventi analizzati nel prodotto I.

Il risultato finale è una catena che partendo dalle caratteristiche essenziali della forzante pluviometrica individua uno o più plausibili scenari di evento a ciascuno dei quali associa gli scenari di rischio conseguenti.

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Il documento contiene le note esplicative per la redazione della carta di scenario di evento per un caso di studio. La carta di scenario di evento deve illustrare in modo sintetico e facilmente comprensibile quali sono i fenomeni che possono verificarsi, descrivendone l’intensità, le aree interessate, i punti di innesco e deve fornire altre informazioni utili per capire le caratteristiche essenziali dei fenomeni stessi.

Il caso di studio analizzato per la redazione della carta di scenario di evento è il Fiume Esaro, un piccolo bacino imbrifero nella provincia di Crotone, che in passato è stato interessato da eventi pluviometrici che hanno determinato fenomeni di dissesto nel centro abitato di Crotone. L’ultimo evento alluvionale di grande rilievo si è verificato il 14 ottobre 1996 e causò l’esondazione del Fiume Esaro, del suo affluente Torrente Papaniciaro e del limitrofo Torrente Passovecchio, con conseguente inondazione di una vasta area della città di Crotone in particolare della parte bassa e della zona industriale. Tale area è stata presa in esame come “zona campione”.

La carta è stata realizzata anche attraverso l’utilizzo del software bidimensionale Mike 21.

Sono allegate le schede elaborate durante le attività di campo per il censimento dei punti singolari.

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Questo rapporto contiene le note illustrative per la redazione delle carte della vulnerabilità che rappresentano l’andamento spaziale dell’indice di vulnerabilità che indica la probabilità che una singola persona subisca danni per effetto di uno specifico evento.

Le Carte della vulnerabilità sono state prodotte in accordo con la metodologia EVIL proposta nel rapporto IV (Criteri e metodi per la costruzione di scenari di rischio – parte 1), considerando come “scenario di evento di riferimento” l’alluvione che ha colpito la città di Crotone il 14 ottobre 1996.

Le carte della vulnerabilità sono prodotte con un livello di grande dettaglio, alla scala dei singoli oggetti territoriali (singoli piani degli edifici, brevi tratti stradali, porzioni di aree inedificate, segmenti di linea ferroviaria).

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Il documento contiene le note illustrative per la redazione delle Carta degli scenari di rischio.

La carta del rischio consente una visualizzazione immediata del grado di danno atteso per le persone che si trovano in una determinata posizione in conseguenza all’esposizione diretta all’evento alluvionale considerato.

Nel caso di studio proposto la Carta del rischio, prodotta in accordo con la metodologia EVIL proposta nel rapporto IV (Criteri e metodi per la costruzione di scenari di rischio – parte 1), è relativa all’evento alluvionale che ha colpito la città di Crotone il 14 ottobre 1996, che pertanto è considerato come “scenario di evento di riferimento”.

La carta del rischio è prodotta sulla base della carta della vulnerabilità (Tavole 2.1.a, b, c) considerando una particolare configurazione di affollamento (Configurazione A). Come la carta della vulnerabilità, la carta del rischio è prodotta con un livello di estremo dettaglio, ovvero alla scala dei singoli oggetti territoriali (singoli piani degli edifici, brevi tratti stradali, porzioni di aree inedificate, segmenti di linea ferroviaria).

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Questo rapporto descrive le attività del CAMILab nel corso dell’emergenza Locride. Nel periodo 30 ottobre - 2 novembre 2015, lungo l’intera area costiera jonica calabrese si sono verificate precipitazioni piovose straordinarie, concentrate sia in termini di quantità che intensità, che hanno causato gli effetti più rilevanti nella Locride, dove sono stati registrati danni particolarmente gravi ai centri urbani (interi paesi sono rimasti isolati) e alle infrastrutture viarie e ferroviarie, con notevoli disagi alla popolazione residente, provocati anche dalle interruzioni delle reti idrica, elettrica e fognaria.

Oltre che nell’area reggina, l’evento alluvionale del 30 ottobre - 2 novembre 2015 ha prodotto danni, di minore entità, anche in alcuni settori dell’Alto Jonio Cosentino, dove sono stati particolarmente colpiti i comuni di Canna, Nocara, Oriolo, Roseto Capo Spulico e Rocca Imperiale e dello Jonio Catanzarese, dove sono stati interessati soprattutto i comuni di Badolato, Guardavalle e Montepaone.

 

A seguito dell’evento la Regione Calabria ha formalizzato la richiesta dello stato di emergenza al governo nazionale attraverso la Delibera di Giunta Regionale n. 452 del 3 novembre 2015.

Sin dal primo giorno dell’evento alluvionale e per tutto il periodo della fase emergenziale, è stata istituita una task force formata da 35 tecnici altamente specializzati (geologi e ingegneri) provenienti dal Dipartimento Presidenza – U.O.A. Protezione Civile della Regione Calabria, dall’Autorità di Bacino Regionale e dai Centri di Competenza del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile (il laboratorio C.A.M.I.Lab dell’Università della Calabria e l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche).

La task force è stata impegnata nella fase di ricognizione degli effetti al suolo e dei relativi danni prodotti nelle aree colpite.

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Questo rapporto descrive le attività sviluppate dal CAMILab nel corso dell’emergenza idrica che ha interessato la città di Messina nel periodo ottobre - novembre 2015 e per un periodo di tempo prolungato, a causa di un movimento franoso verificatosi nel territorio del comune di Calatabiano (CT) che ha danneggiato e compromesso la funzionalità dell’acquedotto del Fiumefreddo, interrompendo l’approvvigionamento idrico della citta di Messina.

Dopo un primo intervento di sistemazione realizzato immediatamente dopo la rottura dell’acquedotto del Fiumefreddo a causa della frana di Calatabiano, si è verificata una nuova interruzione della fornitura idrica alla città di Messina il 3 novembre 2015. Il Consiglio dei ministri, sulla base dell’istruttoria svolta dalla Protezione civile, in data 6 novembre 2015, ha deliberato lo stato di emergenza per una durata di sei mesi, ai sensi della legge n. 225 del 1992, in conseguenza del grave movimento franoso verificatosi nel comune di Calatabiano.

È stata dunque emanata l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile per i primi interventi urgenti di protezione civile per fronteggiare l’emergenza idrica nella città di Messina (OCDPC n. 295 del 7 novembre 2015), con la quale il dirigente generale del Dipartimento della Protezione civile della presidenza della regione siciliana è stato nominato commissario delegato.

Il CAMILab è stato coinvolto, in qualità di Centro di Competenza della Protezione Civile, per lo svolgimento delle attività previste dall’ordinanza dall’OCDPC n. 295.

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Il documento delinea alcuni degli aspetti che dovrebbero caratterizzare il entro di documentazione che si prevede di realizzare a Sarno, nella storica dimora di Villa Malta, con particolare attenzione ai problemi connessi alla ristrutturazione dell’edificio e alla realizzazione di spazi tecnologici nei quali sviluppare strumenti innovativi per la conoscenza, l’addestramento, la simulazione degli eventi.